Ma davvero il metodo Building Information Modeling può essere applicato al progetto di restauro?
Ciò che oggi va sotto il nome di Heritage BIM è davvero la strada per digitalizzare i processi del progetto di restauro?
Quali sviluppi dobbiamo immaginare per il 2024 nel mondo HBIM?
Domande, domande, domande. I pensieri sono fatti di domande e spesso le risposte o non ci piacciono o non sono esaustive.
Parto da un punto fermo, altrimenti non sarei qui con questa newsletter! Ok si il metodo BIM si può applicare al progetto di restauro a patto che le sue dinamiche non siano prevaricanti sulla “materia del restauro”.
Dobbiamo avere la chiara e lucida consapevolezza che metodologia BIM e progetto di restauro sono concettualmente agli antipodi.
La prima, il BIM, ha l’obiettivo di “standardizzare” processi e flussi, nasce infatti per aumentare la produttività dell’industria dell’edilizia ed è concepito per l’architettura di nuova costruzione.
Il secondo, il progetto di restauro, si confronta con un manufatto antico, già costruito su cui il trascorrere del tempo ha agito, modificandolo e conducendolo in maniera più o meno significativa lontano dell’essere “standardizzabile”.
Non posso nascondere che ancora oggi l’uso di terminologie legate alla parola “resturo” siano fuorvianti nei confronti dei non addetti ai lavori, e che di fatto nel tempo abbiano delegittimato il termine stesso.
Restauro monumentale, restauro scientifico, risanamento conservativo….
Tutte definizioni, presenti anche nella normativa vigente, che contengono un bias cognitivo grande come una piramide Maya: tutte comunicano un pre-giudizio sull’oggetto.
Questo pre-giudizio si riversa inevitabilmente nell’approccio alla metodologia BIM. Individuato infatti a priori il grado di trasmissibilità della cultura materiale e immateriale che si pre-vede appartenere all’architettura oggetto di intervento si possono definire schemi, standard, e flussi ripetibili e applicabili su ogni dificio antico. Questo è un approccio! Ma non è il mio e non è quello che ritengo percorribile se si vuole provare a mantenere vivi il pensiero e la “materia del restauro”.
E qui vengo alla seconda domanda di fine anno.
Per come lo stiamo vedendo e vivendo l’Heritage BIM deve assolutamente separarsi dalle dinamiche di sviluppo del BIM. La strada per digitalizzare i processi del progetto di restauro deve sicuramente passare dall’information modeling ma non può condividerne gli stessi obiettivi. O meglio dobbiamo chiarire che gli obiettivi dell’architettura di nuova costruzione rispetto a quelli dell’architettura antica sono differneti. E sono quindi differenti le dinamiche della sua digitalizzaizone.
Linguaggio e trasmissione delle informazioni nella rappresentazione grafica di un oggetto “nuovo” rispetto a uno “antico” sono sempre più differenti, una semplificazione o peggio una regolarizzazione dell’oggetto reale imposte da istanze di economicità di modellazione 3D o più semplicemente di dimensioni finali in bit del modello rappresentativo disattendono lo scopo del restauro. Ecco perchè il modello 3D non può, nel caso dell’heritage, essere rappresentativo del progetto di restauro e della fabbrica anitca, diviene rappresntazione iconica digitale che rimanda, per ora, ad altra rappresentazione con diversi gradi di accuratezza.
Ad oggi è poco corretto parlare di Digital Twin dell’edilizia antica, primo perchè ci limitiamo ad una registrazione geometrica del visibile, e spesso senza registrarne la sua interezza ( vedi aree invisibili o proiezione di coni d’ombra), secondo perchè il termine stesso Digital Twin appartiene ad un’ulteriore sfera della conoscenza della vita e dell’esercizio di una architettura.
Gli strumenti di modellazione presentano ancora limiti nell’adattare gli elementi parametrici1 al rilevato, si devono percorrere strade di Reverse engineering che spesso richiedono tempi ed economie che il mercato non è attualmente disponibile a sostenere.
Il 2024 non porterà evidenti cambiamenti nel processo HBIM, lo sviluppo delle tecnologie digitali porrà sempre nuovi e sbalorditivi orizzonti nell’acquisizione dell’icona realistica, nella capacità rappresentativa del reale ma sostanzialmente non vedremo un vero e prorpio cambiamento nella digitalizzazione della conoscenza. Nella recentissima Academy 2023 tenuta dala federazione di geomatica ASITA , a cui ho partecipato con estremo interesse, sono stati presentati molti lavori rivolti alla “gestione dei dati” per ottenere “informazioni” per la pubblica amministrazione dove è emerso che la criticità maggiore è rappresentata dall’alfabetizzazione informatica.
Più esploro il metodo BIM e più mi rendo conto che non so ne leggere ne scrivere ma sto cercando di pubblicare un romanzo che vinca il premio Strega e di cui nessuno, tranne la giuria del premio, sarà in grado di comprenderne il messaggio.
Occuparsi domani di HBIM vuol dire definire con compiutezza lo scopo culutrale a cui il proprio progetto di restauro tende e mettersi sulle barricate della sperimentazione per trovare un giusto equilibrio tra utilità e vanità estetica.
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